venerdì 2 agosto 2013

1 Il caffè lo offre la casa

Luna stava correndo più che poteva cercando di non sbattere alle persone che camminavano sul marciapiede, ma era davvero tardi, e il suo turno alla caffetteria era iniziato da cinque minuti e quel giorno doveva lavorare con la persona più sgradevole di tutta la città: Patrick Storm, aveva perso la cognizione del tempo a casa mentre faceva il suo turno di pulizie, ed ora doveva correre, correre e basta.
Ce l'aveva quasi fatta, vedeva l'insegna luminosa dall'altra parte della strada, fece un sospiro di sollievo mentre tagliava la strada ad un gruppo di ragazzi che era appena uscito da scuola e che tornavano a casa per il pranzo, quando, poco prima di attraversare la strada, qualcuno spuntò da dietro una macchina e senza che Luna si rendesse conto di cosa stesse succedendo si ritrovò seduta sul marciapiede con varie parti del corpo che le facevano male.
   - Oh mio dio, scusami tanto, non ti avevo visto, ti sei fatto male?-
Il ragazzo a cui era andata addosso era seduto per strada proprio di fronte a lei e si massaggiava un braccio
   - Per fortuna non mi sono fatto niente, dove vai con tutta questa fretta, devi stare più attenta-
   - Scusami tanto, è che sono in ritardo per il lavoro- Luna guardò l'orologio, erano le 2 e 14- anzi in        ritardissimo adesso, se non hai nulla di rotto io corro via, mi dispiace tanto, scusami davvero-
Luna si alzò e senza neanche fare caso alla persona a cui era andata a sbattere attraversò la strada ed entrò nella caffetteria “ L'impiccato”.


      - Sono le 2 e 15 Luna, sei in ritardo di 15 minuti-

Ed eccolo li Patrick, alto e magrolino, con i capelli biondi tagliati cortissimi e quella faccia impertinente butterata da una forte acne adolescenziale che lo aveva abbandonato,ma lo aveva lasciato segnato a vita, a Luna quel ragazzo ricordava tanto un insetto stecco.
        
        - Lo so Patrick, scusami, ma ho avuto un imprevisto qui fuori-
        - Non mi interessa dei “contrattempi” Luna, se il tuo turno inizia alle 2 , devi essere qui anche cinque minuti prima per prepararti, lo sai, sono le regole-
         - Sono solo 15 minuti Patrick, quanto lavoro in più hai dovuto fare in 15 minuti?-
         -Non è questo che conta- 

Patrick la seguì nello spogliatoio dei dipendenti, Luna poggiò la borsa e il cappotto e si infilò il grembiule cercando di ignorare quell'insetto fastidioso che le girava intorno.

         - Sappi che lo dirò a Charlie -
Charlie era il proprietario dell'Impiccato, era un uomo di 50 anni che voleva a tutti i costi restare giovane, quindi mangiava sano, faceva tanta attività fisica, era sempre curato nel look, e anche se non lo avrebbe mai ammesso, faceva uso di moltissimi prodotti di bellezza per il corpo e per il viso, come le creme antirughe, Luna riconosceva perfettamente l'odore quando gli si avvicinava.
Era un uomo buono, ed era sempre molto gentile con i propri dipendenti, sopratutto con Luna, visto che suo padre era un amico d'infanzia di Charlie e che Luna praticamente era cresciuta in quel bar, prima da cliente, e poi quanto aveva raggiunto i 16 anni da barista, ormai erano passati sette anni da quanto aveva iniziato a lavorare li, e anche se molti la spronavano a cercare altro, qualcosa di più solido per il suo futuro, Luna non riusciva a lasciare quel posto, si sentiva a casa li, e poi lei era in debito con Charlie, un debito così grande che Luna si sentiva in dovere di aiutarlo con la caffetteria, se quell'uomo eccentrico dai capelli rossi non ci fosse stato in quegli anni ormai lontani, forse Luna non sarebbe neanche stata li in quel momento.

Quel turno sembrò infinito, come tutti i turni con Patrick, i clienti più affezionati cercavano di evitarlo e andavano sempre da Luna per farsi servire, ed inoltre lei era anche la responsabile della pulizia dei tavoli, perchè Patrick, maschilista e retrogrado, era convinto di essere più bravo con la cassa che a spazzare per terra, e che quello era un compito insito nella natura delle donne.

       - Non sai dove te la infilo questa scopa caro Patrick- bisbigliò Luna dopo che per l'ennesima volta, dall'alto del bancone, Patrick le aveva fatto notare che dietro al tavolo numero sei c'era ancora della sporcizia
       - Che cosa hai detto scusa? Non ti ho sentita, è maleducazione bisbigliare lo sai?-
       - Ho detto che sono le sette ormai, manca solo un ora alla chiusura, se vuoi puoi andare a casa, finisco io di fare le ultime cose-

Patrick spostò lo sguardo da lei all'orologio e sorrise soddisfatto.
        - Hai ragione, credo che andrò a casa, infondo tu sei arrivata in ritardo oggi, quindi me lo merito di staccare un po' prima, perfetto, ah ti volevo dire che io non ci sono per una settimana, mi coprirà Charlie, non so come funziona delle università pubbliche, ma nella mia università privata abbiamo gli esami di metà semestre, quindi mi devo preparare al meglio, tu ci vai ancora all'università Luna?-
        - si Patrick ci vado ancora-
        - Strano- disse lui mettendosi il cappotto ed avvicinandosi alla porta – mi avevano detto che non ti eri più presentata in facoltà, pensavo avessi mollato, infondo l'università non è una cosa da tutti, comunque ci si vede quando torno, mi raccomando, non fare casini con la cassa -
Così uscì senza neanche salutarla, finalmente Luna si sentì meglio.
        - Prima o poi gli faccio esplodere il cervello a quel ragazzo-

Mancava solo un ora alla chiusura ed a quell'ora non veniva mai nessuno, nella piccola città di Newsbory, 8000 abitanti, si cenava sempre alle 6.30 in punto, quindi dopo quell'ora nessuno passava alla caffetteria, tranne nei fine settimana in cui L'Impiccato restava aperto fino a tardi,in quei casi molti ragazzi, ma sopratutto gli uomini, dopo essere usciti dal pub, al quanto alticci, passavano da li per un bel caffè forte.
Luna dopo aver pulito i tavoli ed il pavimento decise di pulire la macchinetta dell'espresso che non era quasi stata toccata quel pomeriggio, gli inglese amavano il caffè lungo, “acqua sporca” lo aveva definito una volta un turista italiano, quasi nessuno prendeva quel concentrato di caffè che entrava in una tazzina così piccola, mentre aspettò a pulire l'altra macchina nel caso che qualcuno avesse infranto la sacra regola della cena delle 6.30.
Era da poco entrata nella piccola cucina nascosta dietro ad una tenda quando sentì il campanello della porta suonare.
     - C'è nessuno?- disse una voce dentro il locale
     - Arrivo subito – Un cliente a quell'ora di martedì? Doveva assolutamente segnarlo sul calendario.
Luna uscì di corsa,superò la tenda e si trovò davanti un ragazzo che non aveva mia visto prima.
Era abbastanza alto, molto più alto di lei almeno, magro con i capelli castani sicuramente più lunghi di qualsiasi altro ragazzo a Newsbory.
     - Ciao- disse Luna sorridendo distrattamente mettendosi dietro al bancone
     - Ehi ciao, allora dovevi davvero andare a lavoro oggi pomeriggio, non era una scusa- Il ragazzo sorrise, ma Luna non aveva capito cosa intendesse dire.
     - Come scusa?-
     - Oggi pomeriggio, qui davanti, mi sei venuta addosso e ci siamo ritrovati tutti e due per terra, non ricordi? -
      - Oh mio dio, eri tu oggi? Ero così di fretta che neanche ti avevo visto bene, scusami ancora, sei venuto qui per denunciarmi?-
      - In realtà ero venuto qui per un caffè, però l'idea della denuncia non è male-
Luna lo guardò per qualche secondo senza dire niente, le capitava ,alle volte, di essere distratta e non capire subito se le persone stessero scherzando oppure no.
    - Stavo scherzando, non voglio denunciarti-
    - oh certo certo, scherzavi, è ovvio-
“ ecco, ora hai fatto la figura dell'idiota” Luna odiava quando le facevano battute o scherzi che lei non capiva subito facendo così la figura della fessa, per lei era l'umiliazione peggiore.
    - Allora come lo vuoi questo caffè? Piccolo, medio, grande, ristretto, un espresso, con quello grande diamo in omaggio una ciambellina, sono buone, davvero, non lo dico solo perché io ci guadagno, sono buone davvero, cioè poi alla fine non ci guadagno neanche così tanto, però ovviamente un guadagno c'è, sto parlando troppo veloce vero?-
Il ragazzo fece una piccola risata
     - Hai sfiorato quasi la velocità della luce ma sono riuscito a seguirti, prenderò un caffè grande, così almeno guadagnerai sulla ciambella-
    - Che gentile che sei-
Luna alzò il vassoio dove avevano le ciambelle per il caffè grande, ne era rimasta soltanto una.
    - Sei fortunato, è l'ultima-
    - Tempismo perfetto, senti ma, è normale che a quest'ora le strade siano completamente vuote?-
    - Sono le sette di sera in una giornata settimanale, sei pazzo a pensare che qualcuno giri per strada a quest'ora, saranno tutti dentro casa seduti alle loro belle tavole piene di leccornie a parlare delle loro meravigliose giornate, anzi tu stai infrangendo una regola, ora sono io che potrei denunciare te- Luna posò il caffè sul bancone e si sedette su uno sgabello che spesso si trovava alla sua postazione per i momenti di calma piatta.
   - Ti dispiace se mi siedo-
   - no certo che no, fai pure, non credo che mi abituerò mai a questo stile di vita, da dove vengo io si cena sempre tardissimo, se si cena-
  - e da dove vieni? Non hai l'accento inglese-
  - no infatti, vengo da Boston, USA-
  - wow uno Yankee, e cosa ci fa un americano in uno sputo di cittadina come Newsbory?-
  - Per lavoro, non mio, di mia madre-
  - E hai lascio Boston? Ma sei pazzo, credevi di trasferirti a Londra?-
  - In effetti non credevo che questa città fosse così piccola, però non mi andava di mandare mia madre da sola oltre oceano-
  - mi sembra più che giusto, è buona la ciambella?-
  - Buonissima- disse lui con la bocca piena – avevi ragione-
Restarono per qualche minuto in silenzio, Luna si alzò e finì di pulire le ultime cose, mancavano 10 minuti alle 8, così uscì dal bancone e si avvicinò alla porta per mettere il cartello “ Chiuso”.
   - Ma ti sto facendo perdere tempo, scusa, non sono abituato alle caffetterie che chiudono alle 8 di sera-
   - Benvenuto in Inghilterra amico-
   - quanto ti devo per il caffè?- chiese cercando il portafoglio nella tasca dietro dei jeans
   - Oggi ti ho quasi ucciso quindi questa volta il caffè lo offre la casa-
   - Così perdi il tuo guadagno sulla ciambella-
   - Non fa niente, penso che riuscirò ad arrivare a fine mese anche senza quei 5 pens, non ti preoccupare- i due sorrisero insieme
   - Comunque io sono Gabriel piacere-
   - Io sono Luna-
I due si strinsero la mano e Luna sentì come una scossa partire dalla mano e arrivare fino alla testa, fu una sensazione di un secondo, non era la prima volta che gli capitava, succedeva ogni volta che toccava per la prima volta uno come lei, lo guardò dritto negli occhi, aveva gli occhi verdi, un verde brillante, Gabriel distolse lo guardo immediatamente come se anche lui avesse sentito la stessa scossa, si infilò la giacca verde militare e si alzò dallo sgabello
   - Allora, ci si vede in giro Luna, magari un giorno mi farai vedere le cose belle di questa città-
   - Se hai cinque minuti posso fartele vedere anche adesso, non credo servirà più tempo-
   - Allora mi farai vedere anche quelle brutte, buona serata-
   - Buona serata anche a te e “Forza Lakers”-
   - i Lakers sono di Los Angeles- disse lui ridendo
   - non sono una grande appassionata di calcio-
   - e neanche di basket mi sembra di capire-

Gabriel chiuse la porta e scomparve dietro il cartello “Chiuso”.

2 commenti:

  1. Mi piave....soprattutto apprezzo molto la vena di ironia dietro il velo di timidezza...sei partita alla grande ;-) BRAVA e poi i nomi Luna e Gabriel sono i miei preferiti *____*

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