venerdì 9 agosto 2013

3: Rivelazioni

Se vi siete persi l'inizio troverete la prima parte cliccando QUI e la seconda parte cliccando QUI o nella pagina con il nome "IL DONO". Buona Lettura :) 

Luna lo aveva sentito benissimo, quando Gabriel si era avvicinato a Carter era successo qualcosa,ne era sicura, era un suono profondo, come un animale che si prepara all'attacco, veniva dal petto del ragazzo e poi c'erano le sue mani, quando si strinsero sul braccio di Carter erano diverse, Luna non le aveva mai riflettute per bene, ma di certo non erano sempre state così, le vene erano tutte in superficie, ben visibili,sembrava che dovessero scoppiare da un momento all'altro, le dita sembravano troppo grandi per essere quelle di un essere umano, e le unghie, Luna era sicura di averle viste, erano come gli artigli di un leone o di un orso.
Gabriel si girò verso di lei il suo viso era cambiato, ora assomigliava più ad un animale,sembrava un lupo più che un orso,e i suoi occhi, non erano più verdi, ma erano gialli con piccole striature marroni, e le iridi e le pupille non erano più tonde, ma erano più strette ai lati, come quelle dei serpenti.
I sospetti che Luna aveva avuto sin dal primo giorno in cui si erano stretti la mano, quel martedì sera all'impiccato,erano stati appena confermati, lei lo aveva sentito, lei non sbagliava mai.
I loro sguardi si incrociarono e in un attimo tutto scomparve, Gabriel riprese la sua forma normale, le mani lunghe e affusolate, gli occhi verdi brillanti, ma nel suo viso qualcosa di strano era rimasto, era il viso di una persona spaventata, Luna lo aveva capito, non avrebbe mai voluto farsi vedere così, sopratutto non da quel gruppo di sconosciuti.


Maya e Liam rimasero a bocca aperta, ma Gabriel non poteva sapere che il loro era stupore e non paura.
Carter e i suoi amici scapparono senza dire neanche mezza parola, e rimasero solo loro quattro, fermi in mezzo all'incrocio tra Church Road e Lake Street, Gabriel aprì la bocca come per dire qualcosa ma non e uscì un fiato.
   - Scusate, ora devo andare- balbettava – ci-ci si vede in giro ok?-
Gabierl li superò e iniziò a correre.
   - Grabriel aspetta – urlò Luna – Non andare via aspetta, parliamo-
Era troppo tardi, Gabriel correva davvero veloce e ormai era solo un puntino in lontananza.
   - Cazzo- imprecò Luna girandosi verso i bambini che stavano sorridendo
   - Non si dicono quelle parole Luna, mamma ci ha detto che chi le dice non merita il dolce dopo cena-
   - Hai ragione Liam, non dirlo a mio padre allora ok?-

I bambini ripresero per mano Luna e continuarono a camminare.
   - Luna, quindi Gabriel è come noi vero?-
   - Si Maya, credo proprio di si-
   - E perché è scappato via?- chiese Liam
   - Perché lui non sa che noi siamo come lui, e si è spaventato, non credo sappia quante persone come me e te vivono in questa città
   -Ma glielo dirai tu vero Luna? Perché è molto simpatico, e carino- Disse Maya ridacchiando
   - Maya, sei troppo piccola per definire un ragazzo carino-
Devo parlarci” pensò Luna “ quanto ci scommetti che la madre ha avuto il lavoro dal Signor Hunt?”.
Camminarono fino a casa dei gemelli, che si trovava pochi metri dopo quella di Luna, in silenzio.
Era un quartiere tranquillo,non era neanche paragonabile alle Newtown dove le case erano enormi dotate di giardini spaziosi,dove abitavano loro,c'erano per lo più piccole villette bifamiliari,tutte a schiera, come enormi camerate delle caserme militari, infondo alla strada c'erano alcune palazzine a tre piani ciascuna, usate poi dal governo come case popolari, ma al contrario di quanto pensassero quelli di NewTown, quello non era un quartiere malfamato, non c'erano mai stati atti forti di violenza, tranne qualche vandalo che faceva parte del gruppo di Carter, e non c'era droga, o almeno se ce n'era, era molto meno di quella che girava lassù, sulle colline d'oro, dove si organizzavano sempre delle grandi feste, e si sa, in ogni festa nelle case dei ricchi, c'è sempre qualcuno che sniffa cocaina nei bagni degli ospiti.
Quel quartiere si chiamava Little Church, veniva chiamato così non per la cattedrale che si trovava su quella strada ,che era stata costruita solo nell'ultimo decennio, ma perché dietro quelle che, in quel momento, erano case popolari, proprio sul lago, una volta sorgeva una piccola chiesa che era stata sconsacrata e abbandonata dopo la costruzione della grande Cattedrale di St James.
Luna era sempre rimasta sconvolta della poca fantasia dei fondatori, la chiesa era per St James, l'università era di St James, la strada della chiesa era Church Road, e quella che portava al lago, Lake Street, Luna era sicura che prima o poi avrebbero chiamato una strada “Road Road”.
Arrivarono alla casa dei gemelli e appena Luna aprì la porta, Liam e Maya entrarono di corsa dentro casa.
  - Ora possiamo tornare normali Luna? Non ce la faccio più a restare così, mi prude tutto-
  - Si Liam adesso potete farlo-
I due bambini fecero un gran sorriso e si tolsero subito i cappotti, lasciandoli ovviamente a terra, e iniziarono a muoversi da destra a sinistra, come quando i cani si asciugano il pelo quando escono dall'acqua, e dopo circa 10 secondi, erano li,in piedi difronte la porta d'ingresso, nelle loro vere sembianze, i due gemelli ora avevano il corpo quasi completamente ricoperto di squame rosse, dai pantaloni di Liam e da sotto la gonna di Maya uscivano due piccole code rosse, si tolsero il magione di lana che portavano per uscire fuori e si misero le t-shirt fatte a posta per le loro piccoli ali squadrate che in quel momento erano comparse sulla loro schiena. Piccoli diavoli, erano nati così, rossi come il fuoco. Luna si era appena trasferita in città o meglio, nell'ospedale della città, e ricordava lo stupore ma sopratutto l'orrore che girava in quei corridoi bianchi e spogli quando si seppe di quei due demoni nati da quella povera donna, poi, ovviamente arrivò il Signore Hunt e tutto si sistemò.Luna li guardò giocare, loro erano tra i più sfortunati, da solo pochi mesi avevano imparato a nascondere la loro identità con un aspetto “normale”, ma in realtà la loro normalità era quella, le piccole code che crescevano insieme a loro, le ali che li facevano svolazzare in giro per casa, quegli occhi neri, completamente neri, la pupilla,l'iride e la sclera erano dello stesso nero corvino.
Che cosa erano? Luna se lo chiedeva da quando aveva scoperto di non essere sola, perché tutti loro erano così, destinati all'emarginazione, destinati ad una vita diversa, il Signor Hunt le diceva sempre che non doveva pensarla in quei termini, perché loro erano speciali non diversi, ma Luna continuava a dire che agli occhi dei Giudei anche Gesù Cristo era speciale, ma era comunque finito crocifisso.

Era passata più di una settimana da quella mattina in cui Luna aveva avuto la conferma che Gabriel era uno di loro, ma non l'aveva più visto, ogni giorno, all'Impiccato, sperava di vederlo entrare, per potergli parlare, per potergli spiegare, ma non era successo, da quella porta era entrata solo la solita gente di Newsbory.
L'unica cosa che la consolava era la certezza che il signor Hunt avesse già raggiunto Gabriel e che lo avrebbe, presto o tardi, portato al centro, e li si sarebbero incontrati, dopo tutto Luna passava tutto il suo tempo libero li a dare una mano.
Quando staccò alle 2 quel venerdì di inizio Febbraio, tornò subito a casa, aveva deciso, sarebbe andata a NewTown a parlare con Gabriel quella sera.
Appena aprì la porta sentì uno strano odore, come di bruciato, in alcuni punti della casa l'odore si faceva insopportabile, oltrepassò l'arco che divideva il piccolo salotto dalla cucina con il terrore negli occhi, pensando ovviamente al peggio, ed invece trovò suo padre, basso con i capelli color topo che iniziavano ad ingrigire, davanti al forno aperto, impegnato in una battaglia con il fumo che usciva copioso e che aveva ormai preso possesso della piccola stanza.
   - Papà cosa diavolo stai facendo?-
Adam Wilson si girò verso la figlia, aveva già indosso la divisa da infermiere e alle mani aveva le presine per il forno
   - Tesoro ciao,bentornata, volevo farti trovare il pranzo pronto per quando tornavi dal lavoro, ma credo di aver sbagliato qualcosa, mi dispiace-
Il signor Adam Wilson, 52 anni, infermiere nella clinica privata di Newsbury, aveva sempre stampata sul volto un espressione dispiaciuta, questa cosa disturbava molto Luna,non sopportava il fatto che suo padre fosse sempre pronto a chiedere scusa, come se tutti i problemi del mondo fossero causati da lui, la fame nel mondo, le guerre, il buco dell'ozono, erano tutte scaturite dai suoi errori, ma dopo qualche momento di rabbia Luna si calmava sempre, e non diceva nulla a sua padre, pensando che non doveva essere stato facile per lui vivere in quegli ultimi anni, da solo con una figlia adolescente.
   - Papà ma non dovevi, lo sai che tanto mangio sempre qualcosa all'Impiccato, aspetta fai fare a me-
   - Ne combino sempre qualcuna, comunque io sto andando a lavoro, e sta sera faccio sicuramente tardi, quindi non mi aspettare ok?-
   - Va bene papà, ci vediamo domani mattina allora, buon lavoro-.
In quell'istante tutte le finestre del primo piano si aprirono in una sola volta, e in un attimo il contenuto ignoto che era ormai stato incenerito fu scaraventato nella spazzatura.
Luna rimase da sola in quella cucina che puzzava di fumo, lasciò tutte le finestre aperte consapevole del fatto che avrebbe ritrovato una cella frigorifera e non una casa, ma non poteva fare altro per mandare via tutto il fumo e il puzzo di bruciato. Fuori pioveva da giorni, e iniziavano a vedersi tra le gocce, piccoli fiocchi di neve, aveva già nevicato prima di Natale, ma poi, per la gioia di Luna,la neve era totalmente scomparsa, quando era bambina la aveva sempre amata, ma adesso che non poteva semplicemente chiudersi in camera e aspettare che gli spazzaneve facessero il loro lavoro ma al contrario doveva sempre spostarsi in auto per andare a lavorare sia all'Impiccato che al Centro, la neve era diventata la sua più acerrima nemica.
Salì in camera sua per raccogliere i panni da lavare e dare una sistemata al piano superiore, l'ordine non era mai stato il suo forte, riempì la cesta e la portò nella piccola lavanderia che avevano nel bagno, doveva fare ben due lavatrici, e per fortuna il padre si era finalmente deciso a comprare l' asciugatrice, perché con quel tempo i panni non si sarebbero mai asciugati. Mise in azione la lavatrice e tornò in camera sua,si butto sulla sedia alla scrivania, vivere da sola con il padre l'aveva fatta crescere in fretta, lui lavorava quasi tutto il giorno, cercando di non farle mancare niente, ma ovviamente lei doveva occuparsi della casa, lavare, stirare, aveva dovuto imparare a cucinare, a cucire e a fare un sacco di altre cose, ma per sua fortuna aveva un asso nella manica, e molte delle faccende venivano fatto, in automatico.
Accese il computer e aprì Facebook, “stupide richieste di candy crash”, guardò un po' la bacheca, ma chiuse quasi subito, la gente la urtava, aveva pensato tante volte di cancellare dagli amici un sacco di gente inutile di Newsbory che l'aveva aggiunta solo per avere un numero infinito di amici ma non lo aveva mai fatto.
Alle sei iniziò a sentire i morsi della fame, così decise di mangiare qualcosa prima di andare a cercare Gabriel, aprì il frigorifero e capì che non avrebbe mai avuto la voglia di cucinare qualcosa che assomigliasse davvero a del cibo sano, così si riscaldò una pizza, di quelle surgelate che sanno più di gomma che di pomodoro. La finì in un attimo, e solo dopo si rese conto di quanto avesse bisogno di cibo, quel leggero malumore che si portava dietro da tutto il giorno scomparve magicamente quando la prima fetta di pizza arrivò allo stomaco.
Alle sette uscì di casa, aveva smesso di piovere ma il cielo era totalmente coperto, anche se era notte si capiva perfettamente perché non si vedeva neanche una stella.
Salì sulla sua macchina, un vecchio maggiolino giallo che era appartenuto a suo nonno, con lo stipendio che prendeva all'Impiccato era già un miracolo che riuscisse a tenerlo,tra assicurazione e tutto, Luna l'aveva sempre odiata quella macchina, finché non era apparsa in un famoso telefilm americano che lei adorava, da quel giorno, quel rottame era diventato meglio di una Ferrari.
Arrivò fino alle Newtown e parcheggiò davanti all'unica casa che sembrava essere abitata da poco, non c'erano fiori sulle finestre, il prato era poco più disordinato degli altri, e Luna si accorse che sull'era vicinissimo al marciapiede, c'era ancora un solco, pensò che potesse essere il buco dove si era trovato il cartello “ VENDUTA”.
Scese dall'auto e attraversò la strada, quando arrivò sotto il portico lesse i nomi che erano scritti nella targhetta del campanello “ Angela Price e Gabriel Reed”, aveva fatto un ragionamento esatto e aveva trovato la casa in un attimo, si sentì molto soddisfatta,sorrise pensando che tutte quelle puntate di CSI che aveva visto erano state realmente utili. Il malumore era totalmente sparito, suonò il campanello, ma in quello stesso istante, come se fosse stato quel “dlin-dlong” ad accenderle qualcosa in testa, si accorse che non aveva idea di che cosa dire a Gabriel, ma ormai era troppo tardi, la porta si aprì e dietro comparve una donna, molto giovane con i capelli neri portati a caschetto, quando vide Luna sorrise.
   - Ciao, ti posso essere utile?- Aveva una voce molto più profonda di quanto si aspettasse da una donna così minuta.
  - Salve, abita qui Gabriel?-
  - Si, sono sua madre – disse la donna guardando ora Luna con uno sguardo curioso.
  - Ah, salve, sono-sono un'amica di suo figlio, è in casa?- “ amica? Ma quale amica Luna, ci hai parlato solo due volte”.
La madre di Gabriel si aprì in un grande sorriso
  - Si si cerco è in casa, vieni entra che fuori si gela, piacere io sono Angela-
  - Piacere Luna-
  - Luna? Ma che bel nome -
  - Grazie signora- disse Luna imbarazzata
  - Non chiamarmi mai più signora,sono ancora una ragazza io sai? Io sono Angela e basta ok?-
  - Ok- disse Luna sorridendo – Angela e basta-
Angela chiamò un paio di volte suo figlio ad alta voce fino a quando si sentì in lontananza un “arrivo un attimo”.
  - Non mi aveva mica detto che si era fatto degli amici-
  - Bé si, veramente ci siamo conosciuti poco giorni fa, una storia lunga, l'ho investito per strada, non con la macchina, con me stessa, e siamo caduti, però le giuro che non si è fatto niente-
Angela la guardò sorridendo con la stessa espressione che il figlio aveva quando parlava così velocemente. In quel momento Gabriel spuntò sulle scale che portavano al piano superiore, Luna vide ogni centimetro del corpo del ragazzo paralizzarsi quando la vide in fondo alle scale vicino a sua madre.
  - Luna, ciao, cosa ci fai qui?-
  - Ciao, ero venuta per parlarti, se non disturbo, se hai da fare torno un altra volta-
  - No, certo che no, non sto facendo niente sali-
Luna si girò verso Angela con un sorriso imbarazzato, c'era tensione nell'aria e si sentiva benissimo.
  - è stato un piacere conoscerla, signor...Angela-
  - ecco brava, anche per me comunque Luna-.
Salì le scale fino a raggiungere Gabriel, lui le fece strada fino all'ultima stanza a destra, la porta era aperta e ne usciva una luce soffusa, quando arrivarono alla porta Gabriel si fermò e le fece il gesto di entrare per prima.
  - Che gentiluomo, grazie-
Luna entrò nella stanza e si guardò un po' intorno, c'erano ancora molti scatoloni pieni di oggetti e di libri, la stanza era molto spoglia, c'era un letto al centro della stanza, più grande di uno ad una piazza, ma non abbastanza grande per due persone, c'era una piccola scrivania sotto la finestra con un computer acceso sopra, la stanza era illuminata da una singola abbat-jour che si trovava sulla scrivania,c'erano due grandi finestre ma entrambe erano prive di tende, l'unico oggetto che faceva capire che era una stanza di un ragazzo era un poster sul muro del film Trainspotting.
Gabriel entrò subito dopo di lei, chiuse la porta e accese la luce del lampadario e la stanza si riempì di una luce bianca.
  - Non ti ho più visto in giro- disse Luna rimanendo ancora in piedi in mezzo alla stanza
  - Si è vero, sono stato occupato, dammi la giacca e siediti pure sul letto-
Luna si tolse il parka color verde mimetico e lo diete a Gabriel, Luna amava quella giacca, quando la indossava si sentiva come Liam Gallagher, Gabriel che la poggio sulla sedia della scrivania e si sedette sul letto accanto a Luna.
  - Pensavo che saresti tornato all'Impiccato per quelle ciambelle, mi devi 5 pens ricordi?-
Lui sorrise, ma fu un sorriso triste, non sembrava assolutamente avere voglia di essere davvero allegro.
  - Hai ragione, ti prometto che uno di questi giorni verrò a riscattare il mio debito-
C'era così tanto imbarazzo nell'aria che si poteva quasi toccare a mani nude, Luna stava pensando a cosa dire e sopratutto a come dirlo, come poteva cominciare “ Ciao Gabriel lo so che hai qualcosa che non va, sai anche io sono un fenomeno da baraccone”, respiro profondamente e iniziò a parlare, come faceva sempre, senza pensarci troppo.
  - Senti Gabriel, sono venuta per parlare di una cosa, insomma è ovvio, non mi sarei mai presentata a casa di una persona che conosco appena per dirle solo ciao, sono venuta qui perché volevo parlare di quello che è successo l'altro giorno, davanti la chiesa-
  - Non c'è niente di cui parlare- disse lui ancora con lo sguardo basso.
  - Oh,fidati,è tutto il contrario, ce ne sarebbero di cose di cui parlare-
  - Cosa intendi dire?- Luna aveva preso l'attenzione del ragazzo che alzò lo sguardo e la fissò dritto negli occhi.
  - Bè – Luna si sentì intimidita, gli occhi di Gabriel la stavano studiando in modo troppo insistente – Ho visto quello che è successo,quando Carter ti ha insultato, come sei cambiato, le tue mani, i tuoi occhi, ho sentito qualcosa provenire dal tuo petto, come un verso di un animale-
Mentre parlava,Luna notò che Gabriel aveva qualcosa tra le mani, e continuava a stringerlo sempre più forte, era sicura che qualsiasi cosa fosse si sarebbe rotto da un momento all'altro
  - Credo che dovresti proprio andare a fare una visita oculistica Luna, quello che dici non ha senso-
  - Certo come no, e ora mi dirai che era solo un effetto dato dalla luce del sole, puoi fregare chiunque con queste storielle, ma non me, fidati, ne ho viste più io di chiunque altro in questa città-
Gabriel si alzò di scatto dal letto e iniziò a camminare su e giù per la stanza, quella sera aveva i capelli legati in una piccola coda, ci stava molto bene, pensò Luna, sembrava quasi un pirata.
  - Io non ho idea di che cosa mi stia succedendo-disse, si fermò, poi nervosamente si sedette sulla sedia della scrivania dove era poggiata la giacca di Luna, non riusciva a stare fermo, era in preda all'ansia, ma sembrava che volesse darsi un contegno davanti a lei.
  - So come ci si sente, tu non sai cosa ti sta succedendo Gabriel, ma io lo so, e se mi lasci parlare ti spiegherò tutto-
  - No tu non lo sai, tu non sai niente, non sai cosa si prova ad essere, un mostro.-
Dalla bocca di Luna uscì una risatina isterica che non piacque molto al ragazzo che si sentì preso in giro.
  - Oh si che lo so, potremmo continuare per ore con questo spettacolino, ma più continuerai a dire che io non so niente, e più io ti dirò che invece so perfettamente cosa ti sta succedendo-
Gabriel buttò a terra la cosa che aveva in mano, era un piccolo peluche di un gufo, si girò di scatto verso Luna e si alzò in piedi facendo sbattere la sedia alla scrivania.
  - E perché mai dovresti saperlo? Spiegami come fai ad essere così sicura di sapere tutto di me se ci siamo parlati solo due volte?-
  - Perché è successa la stessa cosa a me tanti anni fa, facciamo così, ora ti dirò tre cose che nessun altro, tranne te sa, se ci azzecco ti starai un attimo zitto e mi farai parlare, se invece sbaglio giuro che me ne andrò e non mi farò mai più vedere, e se mai entrerai nel mio locale ti farò servire da un altra persona ok?-
Gabriel la guardò come se fosse impazzita, poi la sua espressione cambiò, evidentemente si era reso conto che di normale, in quella situazione non c'era nulla.
  - Ok, vediamo, questa tua capacità di traformarti, è iniziata dopo un forte trauma, o dopo una paura molto intensa, di quelle che ti cambiano la vita?-
Gabriel la guardò interdetto.
  - E vediamo se indovino ancora, dopo che, a causa di questa stranezza, sei finito nei guai con qualche istituzione,la polizia o un ospedale, ti hanno trattenuto, ti hanno trattato come un diverso, come hai detto tu un mostro, ma, dopo giorni, settimane o mesi in cui ti hanno umiliano in quel modo,all'improvviso come per magia, ti hanno lasciato andare con un sorriso sulle labbra chiedendoti “scusa per l'errore”?-
Gabriel era a bocca aperta, immobile davanti a Luna, la ragazza capì di aver fatto centro, era sicura che in quel momento Gabriel si stesse chiedendo come poteva, lei, sapere tutto quello, avrebbe potuto anche ascoltarlo, ma si era ripromessa di non ascoltare mai più le altre persone.
  - Come sai tutte queste cose?-
  - Te lo stavo dicendo prima che mi urlassi contro, ci sono passata anche io, ed ora un ultima cosa, se indovino questa ti siederai qui vicino a me e mi ascolterai senza fiatare, scommetto che il nuovo lavoro di tua madre le è stato offerto dal signor Phillip Hunt, sbaglio?-
Gabierl che era ancora in piedi riprese la sedia che aveva sbattuto alla scrivania e si risedette, si passò la mano sul viso, come per cercare con le dita un pensiero che non trovava.
  - Mi stai dicendo, che non sono solo? Che non succede solo a me? Che ci sono persone che si trasformano in quella cosa quando perdono il controllo?-
  - Bé non so se c'è qualcuno con la tua stessa capacità, ognuno fa cose diverse, ognuno di noi è diverso dall'altro, ma ci accomuna questa, maledizione, o benedizione a seconda di come la vedi-
  - Quindi ci sono altre persone con queste,”capacità”, in questa città?-
  - Caro Gabriel, non hai idea di quante ce ne siano in questo posto, credo che Newsbory abbia la più alta concentrazione di stramboidi di tutto il Regno Unito-
Gabriel continuava a toccarsi il viso, si girava verso la scrivania dando le spalle a Luna e poi si rimetteva nella posizione iniziale.
Luna aveva visto tanta gente scoprire di avere delle capacità che non tutti hanno, e molto spesso era stata proprio lei a dirglielo, e doveva dire che Gabriel la stava prendendo molto meglio di tanti altri, ricordava ancora il Signor Pepper, il fornaio, che dopo essere rimasto bloccato nel suo negozio durante un incendio, scoprì di potersi rigenerare, e lo scoprì nel peggior modo possibile, dopo l'incendio gli dovettero amputare una gamba, perchè le fiamme l'avevano praticamente maciullata, ma dopo due settimane dall'operazione, si svegliò e la gamba era li, intera e perfettamente sana, dopo che Luna e altri del centro gli spiegarono cosa fosse successo, il Signor Pepper iniziò a tagliarsi le dita delle mani solo per vederle ricrescere, smise solo dopo sei mesi.
Dopo circa un minuto di silenzio Gabriel sembrò calmarsi.
   - Mi hai detto che anche tu ci sei passata, tu che cosa sai fare?-
Luna scrollò le spalle, non voleva sembrare troppo entusiasta di far vedere le sue capacità
   - Vediamo, so fare questo – Luna indicò il pupazzetto che Gabriel aveva tirato a terra e in una frazione di secondo, il piccolo gufo si spostò da solo dal pavimento alla mano di Luna – posso fare questo –
Le luci della stanza iniziarono a tremare, come quando una lampadina sta per fulminarsi, poi all'improvviso si stabilizzarono e iniziarono ad accendersi ad intermittenza, come succede con le luci degli alberi di natale.
Gabriel guardò il lampadario e poi guardò Luna che stava sorridendo.
   - Oppure posso fare una cosa come questa-
Gabriel sgranò gli occhi, fu la sensazione più strana che avesse mai provato in vita sua, sentiva la voce di Luna nella sua testa, ma Luna non aveva aperto bocca.
  - Come diavolo hai fatto?-
  - Sono una telepate, riesco a muovere piccoli oggetti solo con la mente, e come hai potuto sentire, posso far arrivare la mia voce direttamente nella tua testa senza dover aprire bocca, è utile quando devi passare i test ai tuoi amici-
  - Sai anche leggere nel pensiero?-
  - Si- disse Luna – Ma appena mi hanno insegnato a proteggere la mia testa dalle voci ho smesso di farlo, tengo sempre questo “ scudo” attivato, sono una ragazza troppo permalosa, non mi piace sentire quello che la gente pensa di me.-
  - Tutto questo è assurdo, non può essere vero, siamo come, gli X-Men-
  - Direi più che gli X-Men sono come noi-
  - Che intendi dire- disse Gabriel che continuava ad avere uno sguardo perso e sconvolto
  - Secondo te Stan Lee si è inventato di sana pianta ogni cosa? Ogni storia di fantascienza o che parla di essere sovrannaturali o di cose che secondo le persone non esistono, hanno un fondamento da qualche parte, nessuno scrittore si è mai inventato qualcosa di assolutamente originale, secondo te come nascono le leggende?-
Ci fu un altra lunga pausa, Luna voleva lasciare a Gabriel il tempo di apprendere tutte quelle nuove e assurde informazioni, lei sapeva bene che non era facile credere a tutte quelle cose, nessuna persona sana poteva accettare tutto quello senza rimanere stupito, turbato o addirittura terrorizzato, anche se lei, e come lei molti altri, potevano fare cose straordinarie e fuori dal comune, tutti cercano sempre di restare aggrappati a quella che da molti viene definita “ la realtà oggettiva e razionale”, Luna in tutti quegli anni aveva capito che la realtà era tutto tranne che oggettiva e razionale ma al contrario era imprevedibile e irrazionale.
  - Chi è questo Phillip Hunt?- chiese all'improvviso Gabriel
  - Mettiamola così, è un misto tra un benefattore, un mecenate delle stranezze, un po' il professor Xavier della situazione ecco, è lui che trova quelli come noi, quelli con il DONO, è così che lo chiama lui, ci riunisce qua, e ci aiuta ad andare avanti, a vivere una vita migliore, ad inserirci nella società in quei casi in cui le nostre abilità sono pericolose per gli altri-
  - E cosa c'entra con mia madre? Perché le ha dato il lavoro qui?-
  - Non è ovvio? Se tu sei stato in contatto con polizia o ospedali, la notizia è arrivata fino a lui, e quando ha visto che avevi il dono, ti ha voluto portare qua, come tutti noi, si è già messo in contatto con te?-
  - Si- disse Gabriel – tramite mia madre, ha detto che vuole parlarmi domani, ad un certo Centro polifunzionale Newsbury, io non volevo andarci, mia madre diceva che era probabilmente per un lavoro, non ci sarei mai andato-
  - Se non ti fossi presentato, ti avrebbe chiamato altre 100 volte, e ad un certo punto sarebbe venuto a bussarti a casa, fidati-

In quel momento qualcuno bussò alla porta, quando si aprì apparve la madre di Gabriel e nella stanza entrò un profumo delizioso che proveniva, probabilmente, dalla cucina.
  - Volevo dirti che è quasi pronto, Luna vuoi rimanere con noi a cena?-
  - No grazie, ho cenato prima di venire qui-
  - Voi mangiate così presto- disse la donna restando ancora sulla porta – me ne dimentico sempre-

Luna si alzò dal letto per andare via e lasciare Gabriel e sua madre per la cena, anche lui si alzò nello stesso momento e Luna si accorse che aveva uno strano sorriso sul volto.
  - Perché stai ridendo?-
  - Quindi anche tu sei schiava della cena alle 6.30, credevo che odiasse le regole di Newsbory-
  - Sta zitto- disse Luna tirandogli un pugno sul braccio – ho mangiato prima solo perché avevo fame, hai capito?-
  - Certo certo, come dici tu-

Quando Luna uscì dalla porta si ritrovò difronte ad un diluvio, la pioggia cadeva veloce e violenta, come se il cielo fosse arrabbiato per qualcosa, sospirò e cercò di immaginare quanta acqua avrebbe preso attraversando la strada.
Si girò verso Gabriel che stava guardando anche lui la poggia, ma non sembrava dispiaciuto di quel tempo, al contrario di molte persone che si trasferivano in Inghilterra, lui non sembrava stufo di tutta quell'acqua che scendeva giù dal cielo.
  - Quindi hai deciso di venire domandi al centro, a parlare con Hunt?-
  - Da quanto ho capito non ho altra scelta, dove si trova questo posto? -
  - Se vuoi ti posso passare a prendere io, non è lontanissimo, ma con i mezzi pubblici ci vuole un po', in macchina ci mettiamo un attimo, tanto io devo andarci comunque, oppure hai già imparato a guidare a sinistra?-
  - Certo che non ho imparato, è impossibile guidare come guidate voi, non potreste adeguarvi a tutto il resto del mondo?-

Luna guardò il ragazzo come se avesse appena insultato sua madre.
  - Certo che no, caro yenkee dei miei stivali, non ci adegueremo mai a voi altri, quindi domani alle quattro ti passo a prendere ok?-
Gabriel fece di si con la testa senza dire nulla, Luna aveva quasi messo un piede fuori dal porticato quando Gabriel disse qualcosa e lei ritrasse il piede
  - Luna aspetta, ma cos'è questo centro?-
  - Mettiamola così Gabriel, è un po' la Hogwarts di noi bambini speciali-

Si scambiarono un sorriso e Luna iniziò a correre ed entrò in macchina, era sicura di bagnarsi molto meno, ed invece era completamente zuppa, avrebbe voluto usare le sue capacità ed evitarsi di prendersi un raffreddore, ma in pubblico, come gli aveva insegnato Hunt, era meglio evitare di fare cose bizzarre, perché non si sa mai chi può esserci a guardare.


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