Luna lo aveva sentito
benissimo, quando Gabriel si era avvicinato a Carter era successo
qualcosa,ne era sicura, era un suono profondo, come un animale che si
prepara all'attacco, veniva dal petto del ragazzo e poi c'erano le
sue mani, quando si strinsero sul braccio di Carter erano diverse,
Luna non le aveva mai riflettute per bene, ma di certo non erano
sempre state così, le vene erano tutte in superficie, ben
visibili,sembrava che dovessero scoppiare da un momento all'altro, le
dita sembravano troppo grandi per essere quelle di un essere umano, e
le unghie, Luna era sicura di averle viste, erano come gli artigli di
un leone o di un orso.
Gabriel si girò verso di
lei il suo viso era cambiato, ora assomigliava più ad un
animale,sembrava un lupo più che un orso,e i suoi occhi, non erano
più verdi, ma erano gialli con piccole striature marroni, e le iridi
e le pupille non erano più tonde, ma erano più strette ai lati,
come quelle dei serpenti.
I sospetti che Luna aveva
avuto sin dal primo giorno in cui si erano stretti la mano, quel
martedì sera all'impiccato,erano stati appena confermati, lei lo
aveva sentito, lei non sbagliava mai.
I loro sguardi si
incrociarono e in un attimo tutto scomparve, Gabriel riprese la sua
forma normale, le mani lunghe e affusolate, gli occhi verdi
brillanti, ma nel suo viso qualcosa di strano era rimasto, era il
viso di una persona spaventata, Luna lo aveva capito, non avrebbe mai
voluto farsi vedere così, sopratutto non da quel gruppo di
sconosciuti.
Maya e Liam rimasero a
bocca aperta, ma Gabriel non poteva sapere che il loro era stupore e
non paura.
Carter e i suoi amici
scapparono senza dire neanche mezza parola, e rimasero solo loro
quattro, fermi in mezzo all'incrocio tra Church Road e Lake Street,
Gabriel aprì la bocca come per dire qualcosa ma non e uscì un
fiato.
- Scusate, ora devo
andare- balbettava – ci-ci si vede in giro ok?-
Gabierl li superò e
iniziò a correre.
- Grabriel aspetta –
urlò Luna – Non andare via aspetta, parliamo-
Era troppo tardi, Gabriel
correva davvero veloce e ormai era solo un puntino in lontananza.
- Cazzo- imprecò Luna
girandosi verso i bambini che stavano sorridendo- Non si dicono quelle parole Luna, mamma ci ha detto che chi le dice non merita il dolce dopo cena-
- Hai ragione Liam, non dirlo a mio padre allora ok?-
I bambini ripresero per
mano Luna e continuarono a camminare.
- Luna, quindi Gabriel
è come noi vero?-
- Si Maya, credo
proprio di si-- E perché è scappato via?- chiese Liam
- Perché lui non sa che noi siamo come lui, e si è spaventato, non credo sappia quante persone come me e te vivono in questa città
-Ma glielo dirai tu
vero Luna? Perché è molto simpatico, e carino- Disse Maya
ridacchiando
- Maya, sei troppo
piccola per definire un ragazzo carino-
- Ne combino sempre qualcuna, comunque io sto andando a lavoro, e sta sera faccio sicuramente tardi, quindi non mi aspettare ok?-
- Va bene papà, ci vediamo domani mattina allora, buon lavoro-.
“Devo parlarci”
pensò Luna “ quanto ci scommetti che la madre ha avuto il
lavoro dal Signor Hunt?”.
Camminarono fino a casa
dei gemelli, che si trovava pochi metri dopo quella di Luna, in
silenzio.
Era un quartiere
tranquillo,non era neanche paragonabile alle Newtown dove le case
erano enormi dotate di giardini spaziosi,dove abitavano loro,c'erano
per lo più piccole villette bifamiliari,tutte a schiera, come enormi
camerate delle caserme militari, infondo alla strada c'erano alcune
palazzine a tre piani ciascuna, usate poi dal governo come case
popolari, ma al contrario di quanto pensassero quelli di NewTown,
quello non era un quartiere malfamato, non c'erano mai stati atti
forti di violenza, tranne qualche vandalo che faceva parte del gruppo
di Carter, e non c'era droga, o almeno se ce n'era, era molto meno di
quella che girava lassù, sulle colline d'oro, dove si organizzavano
sempre delle grandi feste, e si sa, in ogni festa nelle case dei
ricchi, c'è sempre qualcuno che sniffa cocaina nei bagni degli
ospiti.
Quel quartiere si chiamava
Little Church, veniva chiamato così non per la cattedrale che si
trovava su quella strada ,che era stata costruita solo nell'ultimo
decennio, ma perché dietro quelle che, in quel momento, erano case
popolari, proprio sul lago, una volta sorgeva una piccola chiesa che
era stata sconsacrata e abbandonata dopo la costruzione della grande
Cattedrale di St James.
Luna era sempre rimasta
sconvolta della poca fantasia dei fondatori, la chiesa era per St
James, l'università era di St James, la strada della chiesa era
Church Road, e quella che portava al lago, Lake Street, Luna era
sicura che prima o poi avrebbero chiamato una strada “Road Road”.
Arrivarono alla casa dei
gemelli e appena Luna aprì la porta, Liam e Maya entrarono di corsa
dentro casa.
- Ora possiamo tornare
normali Luna? Non ce la faccio più a restare così, mi prude tutto-
- Si Liam adesso potete
farlo-
I due bambini fecero un
gran sorriso e si tolsero subito i cappotti, lasciandoli ovviamente a
terra, e iniziarono a muoversi da destra a sinistra, come quando i
cani si asciugano il pelo quando escono dall'acqua, e dopo circa 10
secondi, erano li,in piedi difronte la porta d'ingresso, nelle loro
vere sembianze, i due gemelli ora avevano il corpo quasi
completamente ricoperto di squame rosse, dai pantaloni di Liam e da
sotto la gonna di Maya uscivano due piccole code rosse, si tolsero il
magione di lana che portavano per uscire fuori e si misero le t-shirt
fatte a posta per le loro piccoli ali squadrate che in quel momento
erano comparse sulla loro schiena. Piccoli diavoli, erano nati così,
rossi come il fuoco. Luna si era appena trasferita in città o
meglio, nell'ospedale della città, e ricordava lo stupore ma
sopratutto l'orrore che girava in quei corridoi bianchi e spogli
quando si seppe di quei due demoni nati da quella povera donna, poi,
ovviamente arrivò il Signore Hunt e tutto si sistemò.Luna li guardò giocare,
loro erano tra i più sfortunati, da solo pochi mesi avevano imparato
a nascondere la loro identità con un aspetto “normale”, ma in
realtà la loro normalità era quella, le piccole code che crescevano
insieme a loro, le ali che li facevano svolazzare in giro per casa,
quegli occhi neri, completamente neri, la pupilla,l'iride e la sclera
erano dello stesso nero corvino.
Che cosa erano? Luna se lo
chiedeva da quando aveva scoperto di non essere sola, perché tutti
loro erano così, destinati all'emarginazione, destinati ad una vita
diversa, il Signor Hunt le diceva sempre che non doveva pensarla in
quei termini, perché loro erano speciali non diversi, ma Luna
continuava a dire che agli occhi dei Giudei anche Gesù Cristo era
speciale, ma era comunque finito crocifisso.
Era passata più di una
settimana da quella mattina in cui Luna aveva avuto la conferma che
Gabriel era uno di loro, ma non l'aveva più visto, ogni giorno,
all'Impiccato, sperava di vederlo entrare, per potergli parlare, per
potergli spiegare, ma non era successo, da quella porta era entrata
solo la solita gente di Newsbory.
L'unica cosa che la
consolava era la certezza che il signor Hunt avesse già raggiunto
Gabriel e che lo avrebbe, presto o tardi, portato al centro, e li si
sarebbero incontrati, dopo tutto Luna passava tutto il suo tempo
libero li a dare una mano.
Quando staccò alle 2 quel
venerdì di inizio Febbraio, tornò subito a casa, aveva deciso,
sarebbe andata a NewTown a parlare con Gabriel quella sera.
Appena aprì la porta
sentì uno strano odore, come di bruciato, in alcuni punti della casa
l'odore si faceva insopportabile, oltrepassò l'arco che divideva il
piccolo salotto dalla cucina con il terrore negli occhi, pensando
ovviamente al peggio, ed invece trovò suo padre, basso con i capelli
color topo che iniziavano ad ingrigire, davanti al forno aperto,
impegnato in una battaglia con il fumo che usciva copioso e che aveva
ormai preso possesso della piccola stanza.
- Papà cosa diavolo
stai facendo?-
Adam Wilson si girò verso
la figlia, aveva già indosso la divisa da infermiere e alle mani
aveva le presine per il forno
- Tesoro
ciao,bentornata, volevo farti trovare il pranzo pronto per quando
tornavi dal lavoro, ma credo di aver sbagliato qualcosa, mi
dispiace-
Il signor Adam Wilson, 52
anni, infermiere nella clinica privata di Newsbury, aveva sempre
stampata sul volto un espressione dispiaciuta, questa cosa disturbava
molto Luna,non sopportava il fatto che suo padre fosse sempre pronto
a chiedere scusa, come se tutti i problemi del mondo fossero causati
da lui, la fame nel mondo, le guerre, il buco dell'ozono, erano tutte
scaturite dai suoi errori, ma dopo qualche momento di rabbia Luna si
calmava sempre, e non diceva nulla a sua padre, pensando che non
doveva essere stato facile per lui vivere in quegli ultimi anni, da
solo con una figlia adolescente.
- Papà ma non dovevi,
lo sai che tanto mangio sempre qualcosa all'Impiccato, aspetta fai
fare a me-- Ne combino sempre qualcuna, comunque io sto andando a lavoro, e sta sera faccio sicuramente tardi, quindi non mi aspettare ok?-
- Va bene papà, ci vediamo domani mattina allora, buon lavoro-.
In quell'istante tutte le
finestre del primo piano si aprirono in una sola volta, e in un
attimo il contenuto ignoto che era ormai stato incenerito fu
scaraventato nella spazzatura.
Luna rimase da sola in
quella cucina che puzzava di fumo, lasciò tutte le finestre aperte
consapevole del fatto che avrebbe ritrovato una cella frigorifera e
non una casa, ma non poteva fare altro per mandare via tutto il fumo
e il puzzo di bruciato. Fuori pioveva da giorni, e iniziavano a
vedersi tra le gocce, piccoli fiocchi di neve, aveva già nevicato
prima di Natale, ma poi, per la gioia di Luna,la neve era totalmente
scomparsa, quando era bambina la aveva sempre amata, ma adesso che
non poteva semplicemente chiudersi in camera e aspettare che gli
spazzaneve facessero il loro lavoro ma al contrario doveva sempre
spostarsi in auto per andare a lavorare sia all'Impiccato
che al Centro, la neve era diventata la sua più acerrima nemica.
Salì in camera sua per
raccogliere i panni da lavare e dare una sistemata al piano
superiore, l'ordine non era mai stato il suo forte, riempì la cesta
e la portò nella piccola lavanderia che avevano nel bagno, doveva
fare ben due lavatrici, e per fortuna il padre si era finalmente
deciso a comprare l' asciugatrice, perché con quel tempo i panni non
si sarebbero mai asciugati. Mise in azione la lavatrice e tornò in
camera sua,si butto sulla sedia alla scrivania, vivere da sola con il
padre l'aveva fatta crescere in fretta, lui lavorava quasi tutto il
giorno, cercando di non farle mancare niente, ma ovviamente lei
doveva occuparsi della casa, lavare, stirare, aveva dovuto imparare a
cucinare, a cucire e a fare un sacco di altre cose, ma per sua
fortuna aveva un asso nella manica, e molte delle faccende venivano
fatto, in automatico.
Accese il computer e aprì
Facebook, “stupide richieste di candy crash”, guardò un po' la
bacheca, ma chiuse quasi subito, la gente la urtava, aveva pensato
tante volte di cancellare dagli amici un sacco di gente inutile di
Newsbory che l'aveva aggiunta solo per avere un numero infinito di
amici ma non lo aveva mai fatto.
Alle sei iniziò a sentire
i morsi della fame, così decise di mangiare qualcosa prima di andare
a cercare Gabriel, aprì il frigorifero e capì che non avrebbe mai
avuto la voglia di cucinare qualcosa che assomigliasse davvero a del
cibo sano, così si riscaldò una pizza, di quelle surgelate che
sanno più di gomma che di pomodoro. La finì in un attimo, e solo
dopo si rese conto di quanto avesse bisogno di cibo, quel leggero
malumore che si portava dietro da tutto il giorno scomparve
magicamente quando la prima fetta di pizza arrivò allo stomaco.
Alle sette uscì di casa,
aveva smesso di piovere ma il cielo era totalmente coperto, anche se
era notte si capiva perfettamente perché non si vedeva neanche una
stella.
Salì sulla sua macchina,
un vecchio maggiolino giallo che era appartenuto a suo nonno, con lo
stipendio che prendeva all'Impiccato era già un miracolo che
riuscisse a tenerlo,tra assicurazione e tutto, Luna l'aveva sempre
odiata quella macchina, finché non era apparsa in un famoso telefilm
americano che lei adorava, da quel giorno, quel rottame era diventato
meglio di una Ferrari.
Arrivò fino alle Newtown
e parcheggiò davanti all'unica casa che sembrava essere abitata da
poco, non c'erano fiori sulle finestre, il prato era poco più
disordinato degli altri, e Luna si accorse
che sull'era vicinissimo al marciapiede, c'era ancora un solco, pensò
che potesse essere il buco dove si era trovato il cartello “
VENDUTA”.
Scese dall'auto e
attraversò la strada, quando arrivò sotto il portico lesse i nomi
che erano scritti nella targhetta del campanello “ Angela Price e
Gabriel Reed”, aveva fatto un ragionamento esatto e aveva trovato
la casa in un attimo, si sentì molto soddisfatta,sorrise pensando
che tutte quelle puntate di CSI che aveva visto erano state realmente
utili. Il malumore era totalmente sparito, suonò il campanello, ma
in quello stesso istante, come se fosse stato quel “dlin-dlong”
ad accenderle qualcosa in testa, si accorse che non aveva idea di che
cosa dire a Gabriel, ma ormai era troppo tardi, la porta si aprì e
dietro comparve una donna, molto giovane con i capelli neri portati a
caschetto, quando vide Luna sorrise.
- Ciao, ti posso essere
utile?- Aveva una voce molto più profonda di quanto si aspettasse
da una donna così minuta.- Salve, abita qui Gabriel?-
- Si, sono sua madre – disse la donna guardando ora Luna con uno sguardo curioso.
- Ah, salve, sono-sono un'amica di suo figlio, è in casa?- “ amica? Ma quale amica Luna, ci hai parlato solo due volte”.
La madre di Gabriel si
aprì in un grande sorriso
- Si si cerco è in
casa, vieni entra che fuori si gela, piacere io sono Angela-- Piacere Luna-
- Luna? Ma che bel nome -
- Grazie signora- disse Luna imbarazzata
- Non chiamarmi mai più signora,sono ancora una ragazza io sai? Io sono Angela e basta ok?-
- Ok- disse Luna sorridendo – Angela e basta-
Angela chiamò un paio di
volte suo figlio ad alta voce fino a quando si sentì in lontananza
un “arrivo un attimo”.
- Non mi aveva mica
detto che si era fatto degli amici-- Bé si, veramente ci siamo conosciuti poco giorni fa, una storia lunga, l'ho investito per strada, non con la macchina, con me stessa, e siamo caduti, però le giuro che non si è fatto niente-
Angela la guardò
sorridendo con la stessa espressione che il figlio aveva quando
parlava così velocemente. In quel momento Gabriel spuntò sulle
scale che portavano al piano superiore, Luna vide ogni centimetro del
corpo del ragazzo paralizzarsi quando la vide in fondo alle scale
vicino a sua madre.
- Luna, ciao, cosa ci
fai qui?-- Ciao, ero venuta per parlarti, se non disturbo, se hai da fare torno un altra volta-
- No, certo che no, non sto facendo niente sali-
Luna si girò verso Angela
con un sorriso imbarazzato, c'era tensione nell'aria e si sentiva
benissimo.
- ecco brava, anche per
me comunque Luna-.
- Si è vero, sono stato occupato, dammi la giacca e siediti pure sul letto-
- Cosa intendi dire?- Luna aveva preso l'attenzione del ragazzo che alzò lo sguardo e la fissò dritto negli occhi.
- Bè – Luna si sentì intimidita, gli occhi di Gabriel la stavano studiando in modo troppo insistente – Ho visto quello che è successo,quando Carter ti ha insultato, come sei cambiato, le tue mani, i tuoi occhi, ho sentito qualcosa provenire dal tuo petto, come un verso di un animale-
- So come ci si sente, tu non sai cosa ti sta succedendo Gabriel, ma io lo so, e se mi lasci parlare ti spiegherò tutto-
- No tu non lo sai, tu non sai niente, non sai cosa si prova ad essere, un mostro.-
- Perché è successa la stessa cosa a me tanti anni fa, facciamo così, ora ti dirò tre cose che nessun altro, tranne te sa, se ci azzecco ti starai un attimo zitto e mi farai parlare, se invece sbaglio giuro che me ne andrò e non mi farò mai più vedere, e se mai entrerai nel mio locale ti farò servire da un altra persona ok?-
- Te lo stavo dicendo prima che mi urlassi contro, ci sono passata anche io, ed ora un ultima cosa, se indovino questa ti siederai qui vicino a me e mi ascolterai senza fiatare, scommetto che il nuovo lavoro di tua madre le è stato offerto dal signor Phillip Hunt, sbaglio?-
- Bé non so se c'è qualcuno con la tua stessa capacità, ognuno fa cose diverse, ognuno di noi è diverso dall'altro, ma ci accomuna questa, maledizione, o benedizione a seconda di come la vedi-
- Quindi ci sono altre persone con queste,”capacità”, in questa città?-
- Caro Gabriel, non hai idea di quante ce ne siano in questo posto, credo che Newsbory abbia la più alta concentrazione di stramboidi di tutto il Regno Unito-
- Sai anche leggere nel pensiero?-
- Si- disse Luna – Ma appena mi hanno insegnato a proteggere la mia testa dalle voci ho smesso di farlo, tengo sempre questo “ scudo” attivato, sono una ragazza troppo permalosa, non mi piace sentire quello che la gente pensa di me.-
- Tutto questo è assurdo, non può essere vero, siamo come, gli X-Men-
- Direi più che gli X-Men sono come noi-
- Che intendi dire- disse Gabriel che continuava ad avere uno sguardo perso e sconvolto
- Secondo te Stan Lee si è inventato di sana pianta ogni cosa? Ogni storia di fantascienza o che parla di essere sovrannaturali o di cose che secondo le persone non esistono, hanno un fondamento da qualche parte, nessuno scrittore si è mai inventato qualcosa di assolutamente originale, secondo te come nascono le leggende?-
- Mettiamola così, è un misto tra un benefattore, un mecenate delle stranezze, un po' il professor Xavier della situazione ecco, è lui che trova quelli come noi, quelli con il DONO, è così che lo chiama lui, ci riunisce qua, e ci aiuta ad andare avanti, a vivere una vita migliore, ad inserirci nella società in quei casi in cui le nostre abilità sono pericolose per gli altri-
- E cosa c'entra con mia madre? Perché le ha dato il lavoro qui?-
- Non è ovvio? Se tu sei stato in contatto con polizia o ospedali, la notizia è arrivata fino a lui, e quando ha visto che avevi il dono, ti ha voluto portare qua, come tutti noi, si è già messo in contatto con te?-
- Si- disse Gabriel – tramite mia madre, ha detto che vuole parlarmi domani, ad un certo Centro polifunzionale Newsbury, io non volevo andarci, mia madre diceva che era probabilmente per un lavoro, non ci sarei mai andato-
- Se non ti fossi presentato, ti avrebbe chiamato altre 100 volte, e ad un certo punto sarebbe venuto a bussarti a casa, fidati-
- No grazie, ho cenato prima di venire qui-
- Voi mangiate così presto- disse la donna restando ancora sulla porta – me ne dimentico sempre-
- Quindi anche tu sei schiava della cena alle 6.30, credevo che odiasse le regole di Newsbory-
- Sta zitto- disse Luna tirandogli un pugno sul braccio – ho mangiato prima solo perché avevo fame, hai capito?-
- Certo certo, come dici tu-
- Da quanto ho capito non ho altra scelta, dove si trova questo posto? -
- Se vuoi ti posso passare a prendere io, non è lontanissimo, ma con i mezzi pubblici ci vuole un po', in macchina ci mettiamo un attimo, tanto io devo andarci comunque, oppure hai già imparato a guidare a sinistra?-
- Certo che non ho imparato, è impossibile guidare come guidate voi, non potreste adeguarvi a tutto il resto del mondo?-
- Mettiamola così Gabriel, è un po' la Hogwarts di noi bambini speciali-
Salì le scale fino a
raggiungere Gabriel, lui le fece strada fino all'ultima stanza a
destra, la porta era aperta e ne usciva una luce soffusa, quando
arrivarono alla porta Gabriel si fermò e le fece il gesto di entrare
per prima.
- Che gentiluomo,
grazie-
Luna entrò nella stanza e
si guardò un po' intorno, c'erano ancora molti scatoloni pieni di
oggetti e di libri, la stanza era molto spoglia, c'era un letto al
centro della stanza, più grande di uno ad una piazza, ma non
abbastanza grande per due persone, c'era una piccola scrivania sotto
la finestra con un computer acceso sopra, la stanza era illuminata da
una singola abbat-jour che si trovava sulla scrivania,c'erano due
grandi finestre ma entrambe erano prive di tende, l'unico oggetto che
faceva capire che era una stanza di un ragazzo era un poster sul muro
del film Trainspotting.
Gabriel entrò subito dopo
di lei, chiuse la porta e accese la luce del lampadario e la stanza
si riempì di una luce bianca.
- Non ti ho più visto
in giro- disse Luna rimanendo ancora in piedi in mezzo alla stanza- Si è vero, sono stato occupato, dammi la giacca e siediti pure sul letto-
Luna si tolse il parka
color verde mimetico e lo diete a Gabriel, Luna amava quella giacca,
quando la indossava si sentiva come Liam Gallagher, Gabriel che la
poggio sulla sedia della scrivania e si sedette sul letto accanto a
Luna.
- Pensavo che saresti
tornato all'Impiccato per quelle ciambelle, mi devi 5 pens ricordi?-
Lui sorrise, ma fu un
sorriso triste, non sembrava assolutamente avere voglia di essere
davvero allegro.
- Hai ragione, ti
prometto che uno di questi giorni verrò a riscattare il mio debito-
C'era così tanto
imbarazzo nell'aria che si poteva quasi toccare a mani nude, Luna
stava pensando a cosa dire e sopratutto a come dirlo, come poteva
cominciare “ Ciao Gabriel lo so che hai qualcosa che non va, sai
anche io sono un fenomeno da baraccone”, respiro profondamente e
iniziò a parlare, come faceva sempre, senza pensarci troppo.
- Senti Gabriel, sono
venuta per parlare di una cosa, insomma è ovvio, non mi sarei mai
presentata a casa di una persona che conosco appena per dirle solo
ciao, sono venuta qui perché volevo parlare di quello che è
successo l'altro giorno, davanti la chiesa-
- Non c'è niente di cui
parlare- disse lui ancora con lo sguardo basso.
- Oh,fidati,è tutto il
contrario, ce ne sarebbero di cose di cui parlare-- Cosa intendi dire?- Luna aveva preso l'attenzione del ragazzo che alzò lo sguardo e la fissò dritto negli occhi.
- Bè – Luna si sentì intimidita, gli occhi di Gabriel la stavano studiando in modo troppo insistente – Ho visto quello che è successo,quando Carter ti ha insultato, come sei cambiato, le tue mani, i tuoi occhi, ho sentito qualcosa provenire dal tuo petto, come un verso di un animale-
Mentre parlava,Luna notò
che Gabriel aveva qualcosa tra le mani, e continuava a stringerlo sempre più
forte, era sicura che qualsiasi cosa fosse si sarebbe rotto da un
momento all'altro
- Credo che dovresti
proprio andare a fare una visita oculistica Luna, quello che dici
non ha senso-
- Certo come no, e ora
mi dirai che era solo un effetto dato dalla luce del sole, puoi
fregare chiunque con queste storielle, ma non me, fidati, ne ho
viste più io di chiunque altro in questa città-
Gabriel si alzò di scatto
dal letto e iniziò a camminare su e giù per la stanza, quella sera
aveva i capelli legati in una piccola coda, ci stava molto bene,
pensò Luna, sembrava quasi un pirata.
- Io non ho idea di che
cosa mi stia succedendo-disse, si fermò, poi nervosamente si
sedette sulla sedia della scrivania dove era poggiata la giacca di
Luna, non riusciva a stare fermo, era in preda all'ansia, ma
sembrava che volesse darsi un contegno davanti a lei.- So come ci si sente, tu non sai cosa ti sta succedendo Gabriel, ma io lo so, e se mi lasci parlare ti spiegherò tutto-
- No tu non lo sai, tu non sai niente, non sai cosa si prova ad essere, un mostro.-
Dalla bocca di Luna uscì
una risatina isterica che non piacque molto al ragazzo che si sentì
preso in giro.
- Oh si che lo so,
potremmo continuare per ore con questo spettacolino, ma più
continuerai a dire che io non so niente, e più io ti dirò che
invece so perfettamente cosa ti sta succedendo-
Gabriel buttò a terra la
cosa che aveva in mano, era un piccolo peluche di un gufo, si girò
di scatto verso Luna e si alzò in piedi facendo sbattere la sedia
alla scrivania.
- E perché mai
dovresti saperlo? Spiegami come fai ad essere così sicura di sapere
tutto di me se ci siamo parlati solo due volte?-- Perché è successa la stessa cosa a me tanti anni fa, facciamo così, ora ti dirò tre cose che nessun altro, tranne te sa, se ci azzecco ti starai un attimo zitto e mi farai parlare, se invece sbaglio giuro che me ne andrò e non mi farò mai più vedere, e se mai entrerai nel mio locale ti farò servire da un altra persona ok?-
Gabriel la guardò come se
fosse impazzita, poi la sua espressione cambiò, evidentemente si era
reso conto che di normale, in quella situazione non c'era nulla.
- Ok, vediamo, questa tua
capacità di traformarti, è iniziata dopo un forte trauma, o dopo
una paura molto intensa, di quelle che ti cambiano la vita?-
Gabriel la guardò
interdetto.
- E vediamo se indovino
ancora, dopo che, a causa di questa stranezza, sei finito nei guai
con qualche istituzione,la polizia o un ospedale, ti hanno
trattenuto, ti hanno trattato come un diverso, come hai detto tu un
mostro, ma, dopo giorni, settimane o mesi in cui ti hanno umiliano
in quel modo,all'improvviso come per magia, ti hanno lasciato andare
con un sorriso sulle labbra chiedendoti “scusa per l'errore”?-
Gabriel era a bocca
aperta, immobile davanti a Luna, la ragazza capì di aver fatto
centro, era sicura che in quel momento Gabriel si stesse chiedendo
come poteva, lei, sapere tutto quello, avrebbe potuto anche
ascoltarlo, ma si era ripromessa di non ascoltare mai più le
altre persone.
- Come sai tutte queste
cose?-- Te lo stavo dicendo prima che mi urlassi contro, ci sono passata anche io, ed ora un ultima cosa, se indovino questa ti siederai qui vicino a me e mi ascolterai senza fiatare, scommetto che il nuovo lavoro di tua madre le è stato offerto dal signor Phillip Hunt, sbaglio?-
Gabierl che era ancora in
piedi riprese la sedia che aveva sbattuto alla scrivania e si
risedette, si passò la mano sul viso, come per cercare con le dita
un pensiero che non trovava.
- Mi stai dicendo, che
non sono solo? Che non succede solo a me? Che ci sono persone che si
trasformano in quella cosa quando perdono il controllo?-- Bé non so se c'è qualcuno con la tua stessa capacità, ognuno fa cose diverse, ognuno di noi è diverso dall'altro, ma ci accomuna questa, maledizione, o benedizione a seconda di come la vedi-
- Quindi ci sono altre persone con queste,”capacità”, in questa città?-
- Caro Gabriel, non hai idea di quante ce ne siano in questo posto, credo che Newsbory abbia la più alta concentrazione di stramboidi di tutto il Regno Unito-
Gabriel continuava a
toccarsi il viso, si girava verso la scrivania dando le spalle a Luna
e poi si rimetteva nella posizione iniziale.
Luna aveva visto tanta
gente scoprire di avere delle capacità che non tutti hanno, e molto
spesso era stata proprio lei a dirglielo, e doveva dire che Gabriel
la stava prendendo molto meglio di tanti altri, ricordava ancora il
Signor Pepper, il fornaio, che dopo essere rimasto bloccato nel suo
negozio durante un incendio, scoprì di potersi rigenerare, e lo
scoprì nel peggior modo possibile, dopo l'incendio gli dovettero
amputare una gamba, perchè le fiamme l'avevano praticamente
maciullata, ma dopo due settimane dall'operazione, si svegliò e la
gamba era li, intera e perfettamente sana, dopo che Luna e altri del
centro gli spiegarono cosa fosse successo, il Signor Pepper iniziò a
tagliarsi le dita delle mani solo per vederle ricrescere, smise solo
dopo sei mesi.
Dopo circa un minuto di
silenzio Gabriel sembrò calmarsi.
- Mi hai detto che
anche tu ci sei passata, tu che cosa sai fare?-
Luna scrollò le spalle,
non voleva sembrare troppo entusiasta di far vedere le sue capacità
- Vediamo, so fare
questo – Luna indicò il pupazzetto che Gabriel aveva tirato a
terra e in una frazione di secondo, il piccolo gufo si spostò da
solo dal pavimento alla mano di Luna – posso fare questo –
Le luci della
stanza iniziarono a tremare, come quando una lampadina sta per
fulminarsi, poi all'improvviso si stabilizzarono e iniziarono ad
accendersi ad intermittenza, come succede con le luci degli alberi di
natale.
Gabriel guardò
il lampadario e poi guardò Luna che stava sorridendo.
- Oppure
posso fare una cosa come questa-
Gabriel sgranò
gli occhi, fu la sensazione più strana che avesse mai provato in
vita sua, sentiva la voce di Luna nella sua testa, ma Luna non aveva
aperto bocca.
- Come
diavolo hai fatto?-
- Sono una
telepate, riesco a muovere piccoli oggetti solo con la mente, e come
hai potuto sentire, posso far arrivare la mia voce direttamente
nella tua testa senza dover aprire bocca, è utile quando devi
passare i test ai tuoi amici-- Sai anche leggere nel pensiero?-
- Si- disse Luna – Ma appena mi hanno insegnato a proteggere la mia testa dalle voci ho smesso di farlo, tengo sempre questo “ scudo” attivato, sono una ragazza troppo permalosa, non mi piace sentire quello che la gente pensa di me.-
- Tutto questo è assurdo, non può essere vero, siamo come, gli X-Men-
- Direi più che gli X-Men sono come noi-
- Che intendi dire- disse Gabriel che continuava ad avere uno sguardo perso e sconvolto
- Secondo te Stan Lee si è inventato di sana pianta ogni cosa? Ogni storia di fantascienza o che parla di essere sovrannaturali o di cose che secondo le persone non esistono, hanno un fondamento da qualche parte, nessuno scrittore si è mai inventato qualcosa di assolutamente originale, secondo te come nascono le leggende?-
Ci fu un altra
lunga pausa, Luna voleva lasciare a Gabriel il tempo di apprendere
tutte quelle nuove e assurde informazioni, lei sapeva bene che non
era facile credere a tutte quelle cose, nessuna persona sana poteva
accettare tutto quello senza rimanere stupito, turbato o addirittura
terrorizzato, anche se lei, e come lei molti altri, potevano fare
cose straordinarie e fuori dal comune, tutti cercano sempre di
restare aggrappati a quella che da molti viene definita “ la realtà
oggettiva e razionale”, Luna in tutti quegli anni aveva capito che
la realtà era tutto tranne che oggettiva e razionale ma al contrario
era imprevedibile e irrazionale.
- Chi è
questo Phillip Hunt?- chiese all'improvviso Gabriel- Mettiamola così, è un misto tra un benefattore, un mecenate delle stranezze, un po' il professor Xavier della situazione ecco, è lui che trova quelli come noi, quelli con il DONO, è così che lo chiama lui, ci riunisce qua, e ci aiuta ad andare avanti, a vivere una vita migliore, ad inserirci nella società in quei casi in cui le nostre abilità sono pericolose per gli altri-
- E cosa c'entra con mia madre? Perché le ha dato il lavoro qui?-
- Non è ovvio? Se tu sei stato in contatto con polizia o ospedali, la notizia è arrivata fino a lui, e quando ha visto che avevi il dono, ti ha voluto portare qua, come tutti noi, si è già messo in contatto con te?-
- Si- disse Gabriel – tramite mia madre, ha detto che vuole parlarmi domani, ad un certo Centro polifunzionale Newsbury, io non volevo andarci, mia madre diceva che era probabilmente per un lavoro, non ci sarei mai andato-
- Se non ti fossi presentato, ti avrebbe chiamato altre 100 volte, e ad un certo punto sarebbe venuto a bussarti a casa, fidati-
In quel momento
qualcuno bussò alla porta, quando si aprì apparve la madre di
Gabriel e nella stanza entrò un profumo delizioso che proveniva,
probabilmente, dalla cucina.
- Volevo
dirti che è quasi pronto, Luna vuoi rimanere con noi a cena?-- No grazie, ho cenato prima di venire qui-
- Voi mangiate così presto- disse la donna restando ancora sulla porta – me ne dimentico sempre-
Luna si alzò
dal letto per andare via e lasciare Gabriel e sua madre per la cena,
anche lui si alzò nello stesso momento e Luna si accorse che aveva
uno strano sorriso sul volto.
- Perché
stai ridendo?-- Quindi anche tu sei schiava della cena alle 6.30, credevo che odiasse le regole di Newsbory-
- Sta zitto- disse Luna tirandogli un pugno sul braccio – ho mangiato prima solo perché avevo fame, hai capito?-
- Certo certo, come dici tu-
Quando Luna
uscì dalla porta si ritrovò difronte ad un diluvio, la pioggia
cadeva veloce e violenta, come se il cielo fosse arrabbiato per
qualcosa, sospirò e cercò di immaginare quanta acqua avrebbe preso
attraversando la strada.
Si girò verso
Gabriel che stava guardando anche lui la poggia, ma non sembrava
dispiaciuto di quel tempo, al contrario di molte persone che si
trasferivano in Inghilterra, lui non sembrava stufo di tutta
quell'acqua che scendeva giù dal cielo.
- Quindi hai
deciso di venire domandi al centro, a parlare con Hunt?-- Da quanto ho capito non ho altra scelta, dove si trova questo posto? -
- Se vuoi ti posso passare a prendere io, non è lontanissimo, ma con i mezzi pubblici ci vuole un po', in macchina ci mettiamo un attimo, tanto io devo andarci comunque, oppure hai già imparato a guidare a sinistra?-
- Certo che non ho imparato, è impossibile guidare come guidate voi, non potreste adeguarvi a tutto il resto del mondo?-
Luna guardò il
ragazzo come se avesse appena insultato sua madre.
- Certo che
no, caro yenkee dei miei stivali, non ci adegueremo mai a voi altri,
quindi domani alle quattro ti passo a prendere ok?-
Gabriel fece di
si con la testa senza dire nulla, Luna aveva quasi messo un piede
fuori dal porticato quando Gabriel disse qualcosa e lei ritrasse il
piede
- Luna
aspetta, ma cos'è questo centro?-- Mettiamola così Gabriel, è un po' la Hogwarts di noi bambini speciali-
Si scambiarono
un sorriso e Luna iniziò a correre ed entrò in macchina, era sicura
di bagnarsi molto meno, ed invece era completamente zuppa, avrebbe
voluto usare le sue capacità ed evitarsi di prendersi un
raffreddore, ma in pubblico, come gli aveva insegnato Hunt, era
meglio evitare di fare cose bizzarre, perché non si sa mai chi può
esserci a guardare.
Che brava :D Veramente bellissimo!
RispondiElimina